Io non voglio mollare, e voi?

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 “In fondo, che barba! Il copione era già abbondantemente scritto e poteva essere quello di una commedia sarcastica di Ben Elton. Nell’Italia di plastica del 2008 la politica è omologata al marketing: se fai la pubblicità giusta, usandone tutte le tecniche più immorali, non ha nessuna importanza che cosa vai a vendere: la gente compra il tuo pacco e non cambierebbe per niente al mondo il fustino che è corsa ad accaparrarsi. A dispetto di chi ha votato il gemello lungo per odio verso il gemello corto, Silvio (meno male che c’è) ha vinto a mani basse, a sua volta consegnandosi spericolatamente ai prossimi, prevedibilissimi capricci del Senatur, il vero vincitore delle elezioni più becere della storia repubblicana. Film già visto ma sempre gradito, pare.

Si consolino gli sconfitti: nei fatti, avesse vinto il loro eroe non sarebbe cambiato proprio niente per questo povero paese disastrato per sua vocazione e volontà: stessi intenti avvelenatori per l’ambiente, stesso vassallaggio verso chi manda in guerra i nostri ragazzi per farsi gl’interessi suoi, stessa ingordigia su quelle che vengono chiamate grandi opere, stesso menefreghismo per il bene comune. La casta è la casta. Dunque, cari sconfitti, in alto i cuori: avrete lo stesso prodotto, solo confezionato in un imballo diverso. 

Se prima camminavamo tutti sopra un cornicione al trentesimo piano di un grattacielo come i protagonisti dei vecchi film americani, adesso su quel cornicione, forse addirittura qualche piano più in su, andiamo bendati e a balzelloni mentre intorno a noi comincia a tirare un vento impetuoso. Noi, Italiani al gran ballo del Titanic, non ci siamo voluti accorgere di nulla, né di quanto avviene a casa nostra né della situazione del mondo globalizzato e abbiamo consegnato di nuovo le chiavi di casa nostra a chi, indipendentemente da quale dei due gemelli siamesi, sappiamo perfettamente che ci condurrà, sempre con voce suadente da televenditore qual è, alla rovina. Non è per me che mi dolgo: è per i miei figli. 

Comunque, nessuno stupore se si eccettua – ma è uno

stupore piccolo – lo sfascio della sinistra, quegli arcobaleno della cui palese malafede l’elettorato parrebbe essersi finalmente accorto. E se si eccettuano i consensi ricevuti da Di Pietro. Personalmente, avessi dovuto ragionare senza conoscere chi all’uomo di Montenero ha fatto da rimorchiatore, avrei detto che nessuno avrebbe avuto lo stomaco di dargli un solo voto. E invece… Al di là del chiacchieratissimo destino di un rimborso elettorale passato di cui non voglio discutere perché di certo la legge consentiva di farne ciò che è stato fatto (ma legalità, legittimità e dignità sono concetti che non sempre si armonizzano), a nessuno pare sia venuto in mente di chiedere ragione di un comportamento a dir poco disinvoltamente incoerente, con lui che strepita per iscritto contro gl’inceneritori per poi venire zittito da due personaggi interni al partito, personaggi del calibro scientifico di Borghesi e Misiti, e della devastazione del nostro paese accuratamente pianificata con il socio Veltroni a base di TAV (a spese salatissime della nazione, di chi la ferrovia la usa abitualmente e di chi di TAV si ammalerà), di MOSE, di ponte sullo Stretto e quant’altro consenta di mettere sul tavolo una bella montagna di quattrini pubblici. Stupito anche perché la coppietta dalla faccia di bronzo Casini-Cuffaro non solo non ha fatto venire il voltastomaco agl’Italiani come serebbe accaduto in qualsiasi paese civile, ma ha raccattato ben oltre un milione e mezzo di voti.

Altri stupori? Magari qualche delusione: il giornalista Travaglio, tra le altre. Verboso fustigatore mediatico di costumi, d’improvviso questo si dichiara innamorato di Veltroni. Se ha uno specchio in casa, magari ci si guardi dentro e si chieda che cosa diavolo c’è riflesso. 

Noi? L’ho detto: la politica come ce l’hanno fatta intendere i pragmatici maestri del marketing è, né più né meno, il piazzare un prodotto qualunque e, per questo, noi abbiamo “venduto” in matematica proporzione a quanto ci era stato concesso come visibilità mediatica. Anzi, a dire il vero, pur nei piccoli numeri, quasi il doppio, perché siamo stati “visibili” per lo 0,2%, e abbiamo quasi raddoppiato grazie a chi si è fatto in quattro per darci una mano. Per parte nostra, non avendo alcuno sponsor, non ci siamo potuti permettere i manifesti e gli schermi che, pur non trasferendo alcun messaggio, per non facendo appello all’intelligenza dell’elettore, pur non proponendo alcunché, ficcavano nella testa di quello che era nient’altro che un potenziale compratore un nome. Né abbiamo potuto acquistare spazi in TV, in radio o sui giornali né offrire qualcosa ai giornalisti. Né abbiamo avuto la possibilità di viaggiare più di tanto, e quello che abbiamo fatto è stato in condizioni non propriamente agevoli. Dall’altra parte, quella dei cosiddetti media, bastava accendere la televisione e si faceva indigestione di tutti i vecchi dinosauri senza che a noi venisse lasciato un momento che superasse il minimo di legge, e, per quel poco d’obbligo, erano trattamenti a dir poco maleducati. Vespa per tutti. E spesso nemmeno quel minimo avevamo, se si guarda alla radio e alla TV di stato o alle reti del divino Silvio che pure trasmettono sotto licenza statale.

Delusione per il nostro risultato? Sì, certo, ma nessuno di noi ambiva ad una carriera politica. Anzi, non esistere, essere inutili era e resta il nostro sogno, perché dove una lista come PER IL BENE COMUNE non serve significa che va tutto bene. La delusione viene perché l’Italia si è cacciata in un guaio sempre più difficile da riprendere. 

Domani? Beh, io riprenderò a fare il mio lavoro che ha molto sofferto per essermi reso disponibile ad adoperarmi per il bene comune. Poi si vedrà. Di sicuro, io non sono abituato ad arrendermi, e, se non lo farò per me, lo farò per i miei figli di continuare a battermi, almeno per quello dei due che non se n’è andato in Australia, preso da nausea per questo Stivale. Insieme con chi ha lottato con me vedrò se ci saranno le condizioni per presentarci alle prossime europee e alle amministrative del 2009. Io lo spero fortemente, ma per questo dovremo disporre di mezzi. Allora non viaggeremo in elicottero privato né su un pullman superlusso, ma non potremo più essere quello che siamo stati in queste settimane. Se chi ci ha detto, e, lasciatemelo dire proprio perché io non ho le ipocrisie del politicante, ci ha detto stupidamente e senza avere idea di come funzioni uno stato dei cittadini: “Io sono d’accordo in tutto e per tutto con voi ma non vi voto perché siete piccoli” vorrà dare una mano a riscattare l’Italia, sarà il benvenuto. Chi è stato con noi ora, sono certo che continuerà ad esserlo. Io non voglio mollare.”

Stefano Montanari

14 Aprile 2008 

Io non voglio mollare, e voi?ultima modifica: 2008-04-15T15:05:00+02:00da caesar223
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