Riflessioni sull’aborto

Ultimamente è tornata alla risalta la questione legata ad una pratica molto sofferta: l’aborto.

Prima del 1978, l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), in qualsiasi sua forma, era considerata dal codice penale italiano un reato. In particolare:

  • causare l’aborto di una donna non consenziente (o consenziente, ma minore di quattordici anni) era punito con la reclusione da sette a dodici anni (art. 545),

  • causare l’aborto di una donna consenziente era punito con la reclusione da due a cinque anni, comminati sia all’esecutore dell’aborto che alla donna stessa (art. 546),

  • procurarsi l’aborto era invece punito con la reclusione da uno a quattro anni (art. 547).

  • istigare all’aborto, o fornire i mezzi per procedere ad esso era punito con la reclusione da sei mesi a due anni (art. 548).

Con la Legge n.194 del 22 maggio 1978 (detta anche più semplicemente “la 194”) sono venuti a cadere i reati previsti dal titolo X del libro II del codice penale.

La 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica.

 

Considerazioni:

La legge 194 non è niente altro che una conseguenza diretta della pratica dell’aborto clandestino, altamente rischioso per la vita della donna. Chi poteva infatti permetterselo e voleva abortire, andava all’estero.

Il ruolo principale dello Stato deve essere di tutelare i suoi cittadini e garantirgli sicurezza e salute, tramite strutture sanitarie efficienti.

Dietro all’aborto esiste spesso una situazione grave, di sofferenza per la donna. Scegliere di uccidere il proprio figlio, perchè questo è quel che si fa, non è mai una decisione facile.

Detto ciò, io credo che ogni persona abbia diritto a decidere della propria vita e che è preoccupazione dello Stato garantire a madri addolorate, che altrimenti metterebbero a rischio la propria vita spesso tramite pratiche clandestine, la sicurezza sanitaria.

La scelta deve ricadere necessariamente sul singolo. A seconda delle sue convinzioni religiose potrà rifiutare la IVG o meno.

Sarà poi la madre a pagare direttamente per le sue scelte.

Non può lo stato vietare l’aborto ne sostituirsi alla libertà individuale.

Riflessioni sull’abortoultima modifica: 2008-03-23T18:50:00+01:00da caesar223
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